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2°Piano#Cura | #2 - Intervista a Giulia Gazza e Francesco Romanelli


INTERVISTA “2° PIANO #Cura” 2016

Chiacchierata “al volo” con Giulia Gazza e Francesco Romanelli

  • Siete una coppia. Vi immagino intenti a riflessioni e sperimentazioni che partendo dall’individuale si incontrano nel confronto e dialogo, poi si modificano e diventano qualcos’altro. E’ così? Quanto la fiducia e il rispetto reciproco influenza questo connubio creativo? Che tipo di interazione e complicità si crea quando progettate, prima, e realizzate, poi?

Il rispetto e la fiducia sono essenziali. Sono alla base di ogni relazione. Nel nostro caso, il lavorare è un vero e proprio momento di condivisione che avviene sempre, anche quando si lavora a progetti personali. Ogni fase dei lavori è comunque condivisa, discussa e, se così si può dire, vagliata dall'altro, sempre nel totale rispetto e libertà. Lavorando insieme, pur solo condividendo lo stesso ambiente, inteso anche solo in senso spaziale (la casa, la stanza) senza alcun dubbio influenza e coniuga le nostre ricerche. Pensiamo sia il corso naturale di un viversi quotidianamente, che ha dei vantaggi assoluti che poi riscontriamo nei progetti che affrontiamo insieme in cui le competenze dell'uno vanno in soccorso alle incertezze dell'altro e viceversa. In questo senso sì, siamo un' equipe efficiente e unita!

  • Pur essendo una coppia dedita a riflessioni e tematiche condivise, seguite percorsi individuali. Possiamo tranquillamente affermare che pur riflettendo su temi comuni il risultato creativo non è il medesimo. Avete modi del tutto personali di espressione/esposizione pur viaggiando entrambi sul concettuale. Il ricamo per Giulia, esperimenti “scientifico-equilibristi” se posso dire così, per Francesco, in entrambi i casi tanta, tanta sperimentazione su nuovi territori. Avete mai pensato alla realizzazione di un lavoro a quattro mani, come gruppo artistico? Se no, perché? Se si, quando?

In realtà, pur differenziandoci nei lavori, le ricerche sono sempre condivise e in un certo senso portate avanti da entrambi. I lavori non sono altro che la parte finale di un processo, il “prodotto”. Quello su cui noi indaghiamo ogni giorno è un discorso comune. Il nostro è un atteggiamento verso la vita e questo va al di la di ogni prodotto artistico, che per noi è un po' la morte di qualcos'altro. E questo a nostro avviso è lungi dall'essere concettuale. In verità è una delle cose più terrene e naturali. È un vivere in maniera consapevole e cosciente, semplicemente attraverso il proprio fare.

Giulia Gazza | Francesco Romanelli | Non curatevi di noi - La pace duratura è il vero profitto, installazione ambientale, "2°Piano#2", 2016

  • Le vostre riflessioni prendono piede da una protesta. Una critica, con un risultato incredibilmente poetico, per nulla aggressivo, alla società nella quale viviamo. Per lo meno è ciò che si percepisce dal vostro lavoro: l’attenzione all’essenziale, alle piccole cose trascurate che poi, sole, rendono realmente ricca la vita. Contro l’opulenza, la frenesia e il correre dietro al superfluo. Ce lo volete raccontare?

Semplicemente, pensiamo sia doveroso portare l'attenzione all'unica cosa che abbiamo: il tempo. La dimensione temporale che poi chiamiamo vita. Ma essa è anche la cosa più precaria, sulla quale in realtà non possiamo fare per nulla affidamento. Per questo motivo la nostra pratica artistica si concentra sul nostro presente, o meglio è proprio da esso che nasce, cercando di essere sempre coscienti e affrontando la nostra cotidie con la giusta lucidità e freschezza, cogliendo da essa tutta la poesia e la bellezza che può offrirci.

  • Perché il ricamo, Giulia?

Il ricamo è un'evoluzione di tutta una ricerca precedente. Il ricamare ora, come il punto prima sono atteggiamenti rispettosi del mio tempo, inteso come presente. È per questo che non ha molta importanza il prodotto finale, la sua forma, quanto il processo. Quello che per me ha veramente valore è il sedermi a ricamare. È l'atto, il tempo da me dedicatogli che è fondamentale. Tra la ripetizione di punti o il ricamare, piuttosto che il contare i fili d'erba di un prato non c'è alcuna differenza. L'unica cosa che conta è l'impegno quotidiano. È conservare, grazie a questo impegno, lo stesso grado di sensibilità e attenzione verso ciò che mi circonda. È un fermarsi e fare. Tutto questo forse è una forma di preghiera. Non lo so.

  • Perché i processi biologici e gli equilibrismi, ciò che chiami “Quasi niente”, Francesco?

Quasi niente è un tentativo, una questione naturale. Provo a spiegarmi meglio. Gli equilibrismi, i processi biologici, sono solo un tentativo di decifrazione, di coltura dell'indicibile. Ci provo, tento ogni giorno, aprendomi al mondo con la freschezza dell'intuizione, cerco di decifrare nelle piccole cose quello che sappiamo già, trasfigurando i luoghi della vita, mantenendo ciò che resta al bordo dell'istante.

Giulia Gazza | Francesco Romanelli | Non curatevi di noi - La pace duratura è il vero profitto, installazione ambientale, "2°Piano#2", 2016

  • Come spiegheresti a tua madre che ciò che fate serve?

La risposta è nell'atteggiamento.

  • Ultima domanda, quella che ci mette alla prova. Cosa ci raccontate della vostra esperienza con “2°Piano#2”? Come è nato “Non curatevi di Noi”? Come avete vissuto la residenza, cosa vi ha ispirato? Avete suggerimenti per aiutarci a migliorare la residenza?

La residenza a Palagiano è stata un'esperienza molto positiva anche se per nulla semplice. L'aspetto più interessante però lo dobbiamo proprio alle difficoltà che abbiamo incontrato. Rapportarsi e immergersi in una realtà altra, in questo caso contadina, agricola, ha di molto influenzato il nostro lavoro. Non a caso lo abbiamo formulato e pensato dopo lunghe camminate, durante le quali non solo abbiamo percorso in lungo e in largo il paese, ma abbiamo cercato di coglierne gli aspetti caratterizzanti, identitari del luogo che ci stava ospitando. Riflettendoci Non curatevi di noi – la pace duratura è il vero profitto è stata una restituzione di tutto quello che abbiamo raccolto (in tutti i sensi) durante la nostra residenza. Il nostro lavoro è stato, ancora una volta, il porre attenzione alle piccole cose, riportare alla luce ciò che Palagiano offre ogni giorno ai Palagianesi. Delle volte, si ha proprio la necessità di un occhio esterno che venga a dare la giusta importanza, la giusta dignità a cose che ormai si danno per scontate avendole sempre sotto il nostro sguardo. A tal proposito in nostro consiglio è quello di esporre Palagiano a sguardi il più possibile esterni ed estranei al contesto. Un progetto di residenza come 2°Piano è un'ottima occasione per farlo. A nostro avviso,2°Piano è la cosa più bella che potesse capitare in un piccolo paese. Sono queste le cose che fanno crescere un paese e la sua comunità. Solo così si pongono le basi per un progetto più ampio e universale di educazione e riqualifica di un territorio. Poche parole e tanti fatti!

  • Siamo contenti che l’esperienza in residenza sia stata positiva e Grazie per le vostre risposte. Mi stò emozionando. L’intento è di fare sempre meglio! Grazie.

Grazie per le tue risposte

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