INTERVISTA “2° PIANO #Cura” 2017
Chiacchierata “al volo” con Paolo Ferrante
Il tuo lavoro non segue una linea precisa… Spazi dalla pittura all’installazione, dalla scrittura alla scultura, come definisce l'ecclettismo dell'operato di “EverTrip”
“EverTrip” era nato come pseudonimo, un omaggio all'artista bolognese Bad Trip, e recentemente è diventato un progetto audiovisivo in cui genero collaborazioni trasversali con altri artisti (musicisti, cineasti, etc.) questo perché vedo l'Arte come un'esigenza che prescinde il media e la tecnica usati. L'unica linea che seguo rigorosamente è l'alterazione semantica (i situazionisti la chiamavano détournament) dei media pubblici, contaminandoli con una visione più privata ed emotiva. Questo ovviamente mi porta a usare tecniche variegate che spaziano dall'installazione alla ceramica alla pittura. Credo che questo eclettismo derivi dai miei studi accademici di Decorazione.
Dove cerchi/trovi i tuoi spunti per elaborare e realizzare i tuoi lavori?
Quando il progetto è Site Specific al 90% mi faccio influenzare dal posto in cui lo realizzo. Per il resto, essendo una persona cresciuta nel Duemila, ho un archivio di immagini gratuito e immediato a portata di mano chiamato Internet che mi bombarda di stimoli. Ma bisogna imparare a essere selettivi o si finisce per annegare. Spesso sono gli altri artisti contemporanei a influenzarmi, talvolta i designer, altre ancora i libri scientifici e le collezioni seicentesche. Ordino compulsivamente libri e riviste di ogni genere da Amazon o Ebay per avere tra le mani le opere di altri autori e poterle studiare soprattutto sul piano tecnico più che contenutistico.
Ciò che fai serve a qualcosa?
L'immaginazione è come un acquario di pesci rossi, se non la nutri il contenuto rischia di decimarsi o scomparire. Il compito dell'artista è una responsabilità pesante, di tenere attiva l'immaginazione, la stessa arma che ci ha spedito sulla Luna dopo che Ludovico Ariosto e Jules Verne ne hanno parlato artisticamente, spronando l'ingegno umano. Viviamo in un ecosistema culturale in cui ogni sapere influenza inevitabilmente qualsiasi altro, come una rete sconfinata, pertanto alimentare il potere dell'Immaginazione e scatenare dubbi, domande, polemiche è la cosa più bella che il genere umano possa fare tramite le figure degli artisti. “Se l'uomo non immagina si spegne” diceva Danilo Dolci.
Paolo Ferrante | Segnaletica, acrilico su tavola, installazione ambientale, part., "2°Piano#1", 2017
C’è stato un incontro che ha segnato il tuo modo di “vedere” e operare?
Più di uno. E spesso è accaduto all'infuori dell'ambito dell'Accademia. Per un breve periodo nel 2006 ho collaborato con il musicista Giorgio Viva, in arte Sogt. Un artista poliedrico e libero che aveva un modo di vedere le cose ampio e misterioso, giocoso e vitale. Mi occupavo di scrivere e recitare i testi per i suoi pezzi di musica elettronica. Se non erro è stato in quel periodo che ho adottato lo pseudonimo di Evertrip (che ultimamente ripeto, è diventato un progetto collettivo). Ricordo che le collaborazioni successive mi hanno portato a visioni sempre più nuove e complesse, anche solo vedere in azione degli artisti o leggere le loro idee mi è servito a crescere creativamente. Nei tempi più recenti, l'operato di Luigi Massari ha stimolato la mia visione personale, soprattutto quando aprì i primi spazi di ricerca indipendente a Modena e successivamente a Milano. L'anno scorso invece ho fatto la lieta scoperta della ceramica, merito del mio amico nonché artista talentuoso Marco Musarò, che mi ha letteralmente “messo l'argilla in mano” durante il corso De Lumine Et Umbra tenuto assieme a Grazia Bellitta. Da allora fino ad oggi il mio modo di vedere e operare è all'interno del comparto plastico e di modellato, e presto lo affinerò ulteriormente.
Qual è il tuo stato d’animo nel momento in cui incontri altri artisti e condividi spazi, umori, intolleranza?
Se ti riferisci alle residenze d'artista, le trovo importanti e produttive in quanto creano veri spazi di relazione e confronto, e quindi di entusiasmo. Spero infatti di farne tante altre in futuro. Se invece stai parlando di incontri generici a mostre o contesti analoghi il sentimento è simile, ma essendo impossibilitati dal produrre sul momento, alcuni di noi prendono appunti visivi o mentali (io per esempio con la fotocamera del cellulare ho ideato il “reportage emozionale” come lo ha giocosamente definito il mio amico pittore Francesco Cuna), ci si scambia idee e notizie, ci si arricchisce.
Cosa ti resterà di Palagiano e cosa di “2° Piano Art Residence”?
Il poter recuperare la prassi pittorica (che era andata in letargo causa neonato interesse verso la ceramica) mi è stato molto prezioso, e il poter vedere in azione altre artiste che già conoscevo e apprezzavo (Macagnino e Speranza) mi ha dato validi ulteriori stimoli per produzioni future. Palagiano è un paese che ha mantenuto il proprio spirito locale malgrado i cambiamenti in atto nel mondo e malgrado il flusso turistico che dovrebbe alterarlo fino a caricaturizzarlo come succede negli altri luoghi visitati. Questo è un bene, in quanto in questo periodo abbiamo bisogno di luoghi tranquilli, oasi.
Suggerimenti per migliorare la residenza?
Il laboratorio dove abbiamo operato è un ottimo punto di riferimento, molto comodo e ampio. Suggerirei di ampliarne le possibilità logistiche, piano piano col tempo.
Grazie per le tue risposte
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